Iniziano i lavori di restauro
Parlare di restauro è facile, restaurare è qualcosa di più … complesso. Dopo il rilievo preliminare con l’aiuto della documentazione disponibile, bisogna smontare tutto quanto … c’è di smontabile… poi bisogna ricostruire i pezzi mancanti e aggiustare quelli rovinati, poi bisogna rimontare il tutto, pulire, stuccare, verniciare, ritoccare e finalmente arrivare alla conclusione dell’impresa.
La sverniciatura è un’operazione….vile, ma richiede attenzione per non danneggiare la struttura.



Ma torniamo a noi, al modello smontato, ai pezzi accuratamente catalogati e ordinatamente distribuiti tra i soci per rifarli: “io faccio i candelieri…”, “tu fai le scialuppe e i cannoni…” ” no, i cannoni no, li fa lui….”, “e allora i salvagente chi li fa?… e gli elicotteri?” “quali elicotteri?”.
Torniamo anche alla documentazione che non si trova oppure che non evidenzia il particolare che ci serve. La cosa bella è che tutti i soci sono coinvolti durante i venerdì di riunione in sede: c’è chi arriva con una foto o con un articolo, chi arriva con il pezzo riparato e si discute di come realizzare questo o quel particolare che non è ben documentato.



Questa è una fase davvero aggregante per i soci e a poco a poco il restauro dell’Andrea Doria diventa un progetto associativo dell’ANVO e costituisce uno dei motivi per cui delle persone stanno assieme condividendo la loro passione con un obiettivo comune.
E grazie anche ad un ristretto gruppo di soci (per la verità molto ristretto, come sempre quando c’è da sporcarsi le mani) che dedicano i loro sabati, e non solo, a grattare, sverniciare, riprendere buchi o crepe, carteggiare, forare, saldare, levigare, pulire e rimontare, il lavoro procede speditamente.



Stuccare è un’arte e dal suo esito dipende la buona riuscita della verniciatura finale. Certo le discussioni sull’esecuzione di alcuni particolari non mancano, ma non mancano nemmeno le occasioni per delle sane risate a seguito di amichevoli prese in giro e per delle belle mangiate alla trattoria dietro l’angolo, dove ormai abbiamo un tavolo “riservato al cantiere”. Intanto il primo anno passa e la nave sembra più un rottame che un modello, tanto è stata smontata e raschiata.


Ma i soci non si perdono d’animo e in primavera, come fiori che sbocciano, ecco che dalle cantine e dai laboratori dei nostri artisti escono i primi pezzi riportati a nuovo o rifatti del tutto: le scalette di barcarizzo, i candelieri, le torrette ed i famosi cannoni, le scialuppe che viene voglia di salirci e vogare, gli oblò, le finestrature, i volantini delle porte stagne, le ancore, i caratteri in ottone sfavillante bordato in rosso, che vengono composte sulle murate a poppa in un magico nome. Anche lo scafo e la struttura, un po’ con i riporti, un po’ con lo stucco, riprendono forma e bellezza.


La verniciatura, come si sa, rappresenta un punto di non ritorno e per questo anche la scelta dei colori deve essere scrupolosa per rispettare per quanto possibile quelli originali della nave. Quando il grigio viene steso sopra il fondo e ricopre uniformemente le infinite macchie di stucco e di resina, allora si vede la differenza tra il rottame di prima ed il restauro di adesso, e la voglia di finire diventa più forte e più pressante: si vede finalmente il modello di una nave, bella, elegante, potente e ….. in tanti si chiedono adesso “…allora, quando sarà finita?


