Il modellismo navale è un’arte antica vecchia come le costruzioni navali ed i viaggi per mare. Dall’alba dei tempi, l’acqua e gli oceani hanno alimentato e sostenuto la vita, sebbene allo stesso tempo abbiano minacciato e distrutto la vita in uguale misura. Non meraviglia che l’uomo rimanga incantato dal suo fascino e spesso non riesca più a liberarsene. Non sorprende che l’uomo ha introdotto nelle sue credenze e religioni quest’elemento fondamentale, ed incluso con lui la nave che, nonostante la sua debolezza e la fragilità, seppe affrontare e sfruttare queste forze gigantesche ed incontrollabili.
Tracce del significato mistico e religioso della nave si ritrovano in tutti i tempi ed in tutti luoghi della terra, uniti con la personalità individuale che fu assegnata a ciascuna nave. Segnali di quanto detto si riscontrano nel fatto che le navi hanno un nome con cui vengono “battezzate”, che sono chiamate sempre “lei” – mai “lui” – che nel Mediterraneo lei aveva un occhio a prua, che la nave aveva una polena che rappresentava lo spirito e la personalità della nave, e che scomparve solamente 100 anni fa. Non verrà mai meno in questo la viva superstizione di tutti i marinai del mondo, che ancor oggi è viva come mai. Tutte le cose che sono state dette di una nave, che si creda o no, sono da applicare in uguale misura alla stessa cosa in miniatura, il modello.
Il 14 aprile 1912 la possente nave passeggeri “Titanic” della “White Star Line” entra in collisione con un iceberg mentre tenta di vincere il prestigioso “Blue Riband”, si lacera lo scafo da prua a metà nave su di un lato, ed affonda in 2 ore e ½. 60 anni più tardi un modellista stava partecipando ad una competizione internazionale con un modello del “Titanic”, e, secondo molti esperti aveva prospettive eccellenti di vincere quest’evento. Un altro mezzo incrociò il suo percorso, costringendolo a virare bruscamente ed il modello saltò fuori delle sue guide e finì contro un portacenere – lacerando lo scafo ed aprendolo da prua a metà nave su un lato. . . solo una coincidenza, chiaramente.
Originariamente il modello rappresentava la nave in “forme-piene”, ed aveva scopi religiosi o di culto; addirittura oggi, se si guarda in chiese lungo molte coste si troveranno modelli votivi di navi esposti su bacheche, o appesi. La data dei primi modelli di navi è persa nelle nebbie della storia; i più vecchi esempi sopravissuti risalgono tra i 5 e 4 millenni avanti Cristo, sono stati realizzati in Egitto e Caldea. Più tardi i Babilonesi, i Ciprioti, i Greci e tutte le altre nazioni antiche produssero i loro propri modelli. Questi primi modelli di navi furono fatti spesso con creta, ma furono usati anche argento, oro e pietre. Il legno fu usato molto raramente. In più casi questi piccoli modelli erano di una semplicità estrema, poiché volevano rappresentare solo l’idea di una nave, piuttosto che una replica accurata.
Modelli nel nostro senso, e/o riproduzioni su piccola scala ed esatte della nave originale, cominciarono ad essere fatti in Egitto verso l’anno 2000 a.c. e da questi s’iniziò a sviluppare una tradizione di modello la cui creazione non era strettamente legata a scopi di culto, ma anche a soddisfare le necessità decorative ed i capricci dei loro proprietari. Questa tradizione durò per millenni; nella tomba di Tutankhamon furono ritrovate due dozzine di modelli di navi. Da quel tardo periodo di storia antica fino al XV secolo questa tradizione è passata in oblio. Da allora in poi il modellismo navale ha visto un glorioso, enorme aumento, ed oggi è più esteso che mai, col numero di modellisti entusiasti che eccedono il milione nel mondo.