A cura di Giordano Baroni
Spesso accadono cose strane. Spesso capita che passino alla storia i grandi scrittori, i grandi condottieri, i grandi politici, i grandi filosofi, quelli che troviamo nei libri di storia indicati come “eroi”, “grandi”. Così mentre tutto passa, mentre il tempo scorre, mentre la memoria si fa fallace, loro “restano”, restano nei libri di storia, restano e fanno la storia, sono loro la storia! Ma all’ombra di questi “mostri sacri” hanno vissuto e continuano a vivere grandi uomini considerati “minori”, “comuni”, forse perché hanno vissuto il loro eroismo in modo meno evidente, forse perché essi hanno un ruolo e il loro ruolo è quello di rimanere nell’anonimato. Eppure, anche se De Gregori dice: ”la storia siamo noi, nessuno si senta escluso”, i primi restano, quest’ultimi invece passano, passano come passa il tempo e spesso la loro memoria muore insieme al loro corpo. Napoleone ha fatto la storia, il soldato semplice che combatteva sotto di lui è morto nell’anonimato. Anche nel modellismo navale spesso accade questa ingiustizia.


Certe imbarcazioni sono eterne perché eterna è la loro bellezza e le avventure che le hanno viste protagoniste. Queste vengono ricordate, esaltate e riprodotte mentre altre restano, come il soldato semplice, nell’anonimato. Sono le imbarcazioni minori, quelle che avendo una dignitosa ma modesta storia alle spalle spesso ingiustamente dimenticate e dimenticate muoiono. Noi non vogliamo che ciò accada e da cultori del modellismo navale sentiamo di dover fare qualcosa per portare in vita storie, tecniche costruttive e caratteri di “semplici barche” che rischiano di estinguersi, nel disinteresse di molti.
Una delle imbarcazioni a rischio è sicuramente la barca in uso nel Lago di Fimon in provincia di Vicenza. Si tratta di una piccola e semplice barca priva di armo velico che però merita di essere elevata di rango dello sconfinato mondo delle imbarcazioni lacustri. Nel bacino di Fimon essa è nata e si è modificata col passare del tempo. Nonostante la modificazione di certi tratti strutturali funzionali agli scopi per cui è preposta (prima lavori pesanti quali la pesca, il trasporto di legname; poi per uso personale, lavoro o svago), dall’imbarcazione emerge evidente l’impronta della cantieristica veneziana. Infatti, la dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia e l’attivazione di frequenti scambi commerciali contribuirono alla nascita del primo squero lacustre del lago di Fimon dando ad esso e alle barche che vi furono prodotte il DNA della cantieristica veneziana.


Non bisognerebbe pensare a questi modelli come statici, bensì in continuo divenire, essi sono l’espressione dell’intima connessione tra ambiente lacustre, collinare e agricolo, tra istanze diverse difficilmente sottovalutabili. Oggi una così ricca tradizione è conservata e perpetuata dal maestro d’ascia discendente diretto di quelle persone che appresero l’arte direttamente dai maestri veneziani. Egli, testimone dell’attività del padre, del nonno e del bisnonno è l’unico custode di questa grande piccola storia che rischia di essere dimenticata.
La mancanza di documentazioni storiche di un certo spessore è da imputarsi al fatto che le nozioni tecniche e costruttive erano fondamentalmente tramandate oralmente, di padre in figlio. Tutto ciò se per un verso rende la ricerca più difficile, per un altro la rende anche più affascinante. Ci auguriamo che questo lavoro sia servito da stimolo per tutti quei modellisti navali che vogliano dare un contributo per far emergere il “minore” e per quanti, custodi in un modo o nell’altro di qualche piccola verità, vogliano renderla patrimonio storico comune.




