La caravella Santa Maria fu la famosissima capitana della piccola flottiglia con la quale Cristoforo Colombo compì la traversata che doveva portarlo alla scoperta del continente americano. Era, prima che fosse presa in affitto della Corona Spagnola assieme alle altre due navi: la Pinta (così chiamata dal nome del proprietario) e la Nina (piccola), un bastimento mercantile del tipo allora comune sulle coste spagnole e portoghesi. Si chiamava Galenga e fu chiamata Santa Maria come buon auspicio e per la spedizione che si approntava. Di essa naturalmente, si sono occupati moltissimi storici e studiosi di case navali e numerosissime sono le ricostruzioni e le notizie, spesso fra loro contrastanti, su di essa. Particolarmente notevoli sono gli studi eseguiti dal marchese De Albertis sulle tre navi della flottiglia colombiana (le navi al tempo di Colombo). La ricostruzione fatta eseguire dal Governo Spagnolo nel 1892 in occasione del quarto centenario della scoperta e della Esposizione Internazionale di Chicago ha le seguenti dimensioni: lunghezza m. 21,60 (al galleggiamento), larghezza m. 7,80, altezza m. 3, dislocamento 233 tonnellate. Esse differiscono di poco da quelle proposte dal Be Albertis che sono invece: m. 26,32 per la lunghezza, m. 8,20 per la larghezza e m. 4,48 per l’altezza con un dislocamento di 252 tonnellate. L’equipaggio della Santa Maria era composto di 52 uomini compresi gli Ufficiali, un medico, un funzionario della Corte, un interprete ed un domestico per l’Ammiraglio. In totale gli uomini partecipanti alla spedizione furono 87; le altre navi erano infatti di dimensioni assai più piccole e portavano meno gente a bordo (la Pinta era di 154 tonnellate e la Nina di 147). La velocità con l quale le navi compirono la traversata fu di 5 e 7 nodi in media, benché Colombo affermi, nel suo libro di bordo, di aver raggiunto la velocità di 14 miglia che corrisponderebbero a 11 nodi circa. Le sistemazioni di bordo erano assai poco confortevoli: la camera di poppa, alcuni ridotti per gli ufficiali, un fornello sul ponte detto focone, sul quale, una volta al giorno, si preparava un pasto caldo. L’equipaggio dormiva alla meglio sui ponti come si usò ancora fino al XVII secolo. La navigazione si faceva con i primitivi strumenti dell’epoca: la bussola, l’astrolabio o quadrante e la balestriglia o mazza di Giacobbe per misurare l’altezza meridiana del sole e degli astri ed ottenere la latitudine, la clessidra per misurare il tempo, le carte nautiche assai primitive. La navigazione oceanica presentava poi problemi del tutto nuovi e sembra infatti che Colombo, anziché fidarsi troppo dei suoi imperfetti strumenti, navigasse alla stima, valutando ad occhio cioè, con la sua pratica del navigare, la rotta ed il cammino percorso dalla nave. Durante il viaggio egli ebbe modo per primo di correggere praticamente la rotta tenendo conto della declinazione magnetica scoperta scientificamente poco prima dal portoghese Martino Benaim. Il viaggio iniziato il 3 agosto 1492 dal porto di Palos della Frontera, terminò il 12 ottobre all’isola di San Salvador nelle Bahamas, 33 giorni dopo aver lasciato le Canarie, estremo possedimento della Spagna sull’Oceano, e 71 giorni dopo la partenza da Palos. La Santa Maria non tornò più in Spagna; dette in secco ad Hispaniola (Haiti) e non fu più possibile recuperarla; 40 uomini del suo equipaggio furono lasciati ad occupare una colonia che fu chiamata Navidad. Di essi non si ebbe più notizia: perirono fosse massacrati dagli indigeni che stanchi dei soprusi e delle violenze dei nuovi venuti, alle quali Colombo, fin dall’inizio, non aveva saputo porre un freno, passarono ben presto dall’atteggiamento amichevole degli inizi all’aperta ostilità.

Replica della Caravella Santa Maria
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