a cura di Olindo Foletti

Era il 1848 e già si prefigurava uno scontro tra il Regno di Sardegna e l’Impero d’Austria per il controllo (o liberazione del lombardo – veneto), il conte Cavour pensò bene di far costruire dai propri alleati francesi un gruppo d’imbarcazioni armate da utilizzare lungo i fiumi della Val Padana e i laghi cisalpini di Lombardia e Veneto. Nacquero così le “scialuppe cannoniere”, costruite in dieci esemplari a “La Seyne-sur-Mer”e poiché dovevano essere trasportate in treno per raggiungere la destinazione finale, furono allestite in forma di kit e i vari componenti racchiusi in grandi casse. Queste Cannoniere avevano una lunghezza di 24.70 metri, una larghezza di 4,90 metri mentre il pescaggio a pieno carico era di 1,75 metri, il dislocamento era di circa 100 Ton. Queste imbarcazioni seppur di dimensioni ridotte contenevano tutta l’ultima tecnologia di quei tempi, infatti. Le centine erano in ghisa mentre il fasciame era di legno, dotate di un motore a vapore da 16 cavalli che faceva girare un’elica a quattro pale, la velocità massima che potevano raggiungere era di 7 nodi, erano anche dotate di vele per ridurre i consumi di carbone e incrementarne la propulsione. L’armamento era costituito da un cannone a retrocarica tipo M1858 con canna rigata del diametro di 16,47 cm e lunga 294 cm, la retrocarica era resa possibile da un tipo di culatta a vite interrotta, il tutto per un peso totale di 3640 Kg, i proiettili di forma tronco-ogivale del peso di 31 Kg, era brandeggiabile solo in altezza a causa del forte rinculo che lo scafo non avrebbe sopportato con brandeggio laterale, per ovviare a questo handicap lo scafo era dotato di doppio timone, uno a poppa ed uno a prua che si muovevano allunisono per poter virare velocemente e quindi allineare il cannone all’obbiettivo, inoltre per poter sparare ad alzo zero la parte della murata antistante al cannone era in lamiera e poteva essere tolta con facilità, nella parte anteriore era protetto da uno schermo in legno ricoperto di lamiera. E’ interessante notare che grazie alla canna rigata e di conseguenza il proiettile (di forma aerodinamica) in uscita ruotava sul suo asse, quindi l’effetto giroscopico permetteva un tiro molto preciso. Finora ho descritto molto succintamente le caratteristiche di queste cannoniere, ora cercherò di illustrare il prosieguo della loro storia.
Ebbene dal porto di Tolone furono imbarcate su due navi cinque di questi kit, al loro seguito cerano anche 150 operai col compito una volta giunti a destinazione di rimontare tutte le parti e renderle operative, furono quindi sbarcate a Genova e subito ricaricate su una serie di vagoni ferroviari con l’obiettivo di raggiungere celermente Desenzano sul lago di Garda ma giunti a Trecate (NO) trovarono il ponte sul Ticino con due arcate distrutte dagli austriaci in ritirata, senza perdersi d’animo i militari francesi che accompagnavano il convoglio fecero scaricare tutto il materiale di una cannoniera e a bordo di carri trainati da cavalli attraversavano il Ticino su un ponte di barche costruito nei giorni precedenti, e ricaricato su un altro convoglio ferroviario, mentre le altre quattro rimanevano in attesa della riparazione del ponte danneggiato, lo stesso inconveniente si è ripresentato nell’attraversamento del fiume Chiese nei pressi di Ponte San Marco (BS), e stesso il metodo per attraversarlo, finalmente dopo otto giorni di viaggio giunsero a Desenzano, qui dovettero costruire un tratto di binari lungo 100 metri per raggiungere la riva del lago, immediatamente gli operai cominciarono a riassemblare tutti i pezzi dell’imbarcazione, nel frattempo erano giunte anche le altre che erano rimaste alla stazione di Trecate. Intanto ed esattamente il 15 agosto erano cessate le ostilità, nonostante ciò il giorno 16 Napoleone III volle presenziare al varo della piccola cannoniera e tra un tripudio di bandiere e applausi venne innalzato il gran pavese quindi la barca scivolò dolcemente in acqua, sempre nello stesso giorno le cinque cannoniere furono regalate alla marina Sarda e il tricolore francese sostituito con il tricolore con lo scudo dei Savoia. Alla flottiglia delle cinque “scialuppe cannoniere” ribattezzate Frassineto, Sesia, Torrione, Castenedolo e Pozzolengo, il 6 ottobre se ne aggiunsero altre due costruite dall’Ansaldo di Sampierdarena su disegni francesi, che presero il nome di Mincio e Adda. Due giorni dopo il varo di quest’ultime due, si dispose (in seguito all’armistizio di Villafranca ed al trattato di Zurigo 10 novembre 1959) che ogni quindici giorni una delle cannoniere effettuasse dei viaggi di trasporto passeggeri da Salò a Limone del Garda. L’8 ottobre 1860, il turno di servizio toccò al Sesia. A mezzogiorno dopo aver imbarcato 41 viaggiatori ed i 19 membri dell’equipaggio lasciò Limone per il viaggio di ritorno, ma dopo aver percorso meno di due miglia fu scossa, a circa 400 metri dalla località di Bine, dallo scoppio della caldaia. Un marinaio riuscì prontamente a tagliare il cavo che legava alla cannoniera un palischermo sul quale poterono prendere posto l’ufficiale comandante della nave e sei marinai, che provvidero poi a recuperare sei passeggeri vivi, oltre ad un settimo che era però già deceduto. Una scialuppa inviata dal comando austriaco di Malcesine salvò altri due passeggeri e tre marinai, mentre i restanti – tra cui tutte le numerose donne che si trovavano tra i passeggeri affondarono con la nave o annegarono nelle acque del lago. Perirono complessivamente 42 persone (33 passeggeri e 9 membri dell’equipaggio. La cannoniera Sesia è stata ritrovata il 4 marzo 2012 dal Nucleo Sommozzatori del Gruppo Volontari del Garda di Salò (BS). Il relitto giace a 340 metri di profondità, 2 miglia a Sud di Limone a circa 500 metri dalla costa. Per chi volesse approfondire l’argomento esiste un bel libretto “Le cannoniere del Garda” edito da GMT (Gruppo Modellistico Trentino), mentre se qualcuno fosse interessato ai disegni li può trovare sul sito “Atlas du gènie Marittime a Toulon”, Vol 3”.
