A cura di Olindo Foletti

L’occhio di Plimsoll è un segno convenzionale sulle fiancate delle navi mercantili che indica la posizione del piano di galleggiamento corrispondente al massimo carico consentito. Pur essendo un semplice simbolo formato da un cerchio e da una linea che lo attraversa in senso orizzontale, si può affermare che ha salvato molte vite umane. Tutto ha inizio nel 1824 quando a Bristol (Inghilterra) nasce Samuel Plimsoll che trascorsa la gioventù e dopo alcune esperienze da imprenditore e da funzionario divenne membro della Camera dei Comuni in rappresentanza della Contea di Derby. Nel 1870 Plimsoll raccolse una grande quantità di prove su scandali marittimi che riguardavano scafi, attrezzature e macchine difettose e la grande sventura di quei tempi il sovraccarico delle navi. Le presentò in un libro Our Seamen illustrato con fotografie di orfani e vedove di marinai. Durante una riunione a Leeds raccontò di una nave che era condotta da ragazzi di 17 anni perché marinai più esperti e cauti nono avevano voluto salirvi. Sino al 1871, quando una persona si arruolava per un viaggio su una nave, egli poteva essere incarcerato se in seguito si rifiutava di salirvi, anche avendo scoperto che era inadatta a prendere il mare. In un’occasione, scrisse Plimsoll i proprietari si rifiutarono di farla ispezionare dagli agenti degli assicuratori (i Lloyd’s), anche in questo caso e nonostante che per questo la nave fosse stata iscritta nella “lista nera” i giudici imprigionarono i venti uomini dell’equipaggio che rifiutarono di imbarcarsi. Molte navi inadatte a prendere il mare furono comunque fatte salpare e i loro equipaggi furono dispersi senza lasciare traccia, lasciando le famiglie senza sostegno alcuno: erano chiamate le “navi bara”: esse venivano assicurate dai proprietari per grandi somme assieme al loro carico; i proprietari aspettavano ansiosamente le notizie dell’affondamento che avrebbe loro permesso di raccogliere i soldi dell’assicurazione e si premuravano anche di non caricare abbastanza cibo per i marinai. La pressione dell’opinione pubblica spinse il governo a nominare una Commissione Reale e come risultato fu approvata una legge che stabiliva una linea massima di carico (la “linea Plimsoll”), ma come non era difficile prevedere la legge resto “lettera morta”: non vi era un’Autorità per verificare dove la linea dovesse essere collocata e dunque ogni armatore cercava di fissarla a suo piacimento (persino sulla ciminiera). Samuel Plimsoll insistette scontrandosi con il governo e ottenne nel 1891 un emendamento che stabiliva dove la linea doveva collocarsi: il centro del disco doveva essere collocato sulla base dell’indicazione della Commissione per il Commercio e doveva indicare la massima linea di carico in acqua salata.Tenendo conto che senza questo contrassegno, le navi non potevano entrare nei porti britannici, indusse molti stati ad adeguarsi a questa normativa. In Italia furono in vigore fino al 1929 le stesse norme del “Board of Trade” valevoli in Inghilterra: però con R. Decr. 1° febbraio 1929 furono adottate le regole studiate dal Registro Navale Italiano (RINA o RI.NA) in attesa che le norme riguardanti il bordo libero fossero uniformate e rese internazionali, come proposto alla Conferenza di Londra del 1929 per la tutela della vita umana in mare. Con il passare degli anni le norme sono state aggiornate adeguandosi ai nuovi tipi di navi.

Il simbolo rappresentato è formato da diversi elementi che cercherò di descrivere. Innanzitutto il cerchio attraversato da una linea orizzontale (è stato il solo elemento usato dal 1891 al 1929) la riga indicava il livello da non superare, attualmente ai suoi estremi sono poste due lettere che indicano da quale società di classifica è certificata la nave, così RI indica una unità classificata dal Registro Italiano Navale, BV dal Bureau Veritas. Ecc. Sopra il cerchio è posta un’altra linea corrispondente all’altezza del ponte. Poiché il peso specifico dell’acqua varia a seconda che sia dolce o salata, calda o fredda, sul lato del disco è posto una specie di scaletta sulle cui righe orizzontali sono poste delle sigle che definiscono il livello per ogni tipo di acque in cui la nave dovrà navigare (vedi disegno). Tutto questo ricorda che “ un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dal basso verso l’alto uguale al peso del liquido spostato”. Oltre a queste regole principali esiste tutta una serie di varianti, che dipendono dalla forma della nave, dal carico trasportato e se questo è tutto nella stiva o anche in coperta ecc. Queste varianti sono collocate alla sinistra del cerchio. Tutto il complesso di cerchio e righe che formano il simbolo è costruito in lamiera e saldato allo scafo, naturalmente uno per fiancata ed è colorato con una tinta che contrasti con quello della fiancata della nave, per esempio: bianco e nero, rosso e blu, ecc. I modellisti che volessero inserire questo simbolo sui loro modelli di navi (da carico) troveranno qualche difficoltà a causa delle dimensioni. Es. il cerchio ha un diametro di 300 mm e uno spessore di 25 mm, quindi in un modello con scala 1/100 saranno rispettivamente 3 e 0,25 mm per non parlare delle lettere che sono ancora più sottili. Sono fiducioso che i modellisti navali che per loro indole sono dotati di molta inventiva saranno sicuramente in grado di superare l’ostacolo.
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